Rivoli, 14 giugno 2017:

- Lettera FAMIGLIA & VITA -

Gentile Redazione di NOI famiglia&vita, in questa lettera vorrei condividere il mio sconcerto di fronte alle reazioni di un mondo che, forte perché nascosto dietro una tastiera, insulta e augura la morte alla 34enne che a Settimo torinese pare abbia gettato dal balcone di casa il figlio appena nato, causandone l'atroce morte.

È lo stesso mondo che offre la contraccezione come La soluzione di tutto, non accorgendosi che se da un lato nessun contraccettivo elimina i "pericoli" dall'altro deresponsabilizza offrendo una sessualità fatta solo di godimento e possesso e chiama "pericolo" proprio quel bambino per cui ora finge di arrabbiarsi e piangere, stupendosi poi che nella disperazione si possa cercare ogni strada possibile per "gettare" via il "pericolo" lontano da sé.


È lo stesso mondo che, se la contraccezione fallisce, suggerisce l'aborto fregandosene del dramma che a quel punto la donna si trova a vivere e a vivere da sola perché abbandonata o perché il massimo della solidarietà che trova si traduce nelle parole "fai come ti senti...a me va bene tutto" di uomini cresciuti come ragazzini viziati incapaci di assumersi la responsabilità delle proprie scelte e di riconoscere un figlio - il proprio figlio - che ha già un cuore che batte quando le due lineette sul test bloccano cuore e respiro a quella donna che dovrà affrontare comunque tutto da sola.

È lo stesso mondo fatto di ginecologi che "signora prima decide meglio è...tanto ora è solo un grumo di cellule" infischiandosene della verità di un'ecografia e ingannando così chi è già madre e porta in sé la vita del figlio, tradendo la verità scientifica che dovrebbero servire e quel piccolo paziente che loro sanno bene essere vivo.


È lo stesso mondo che non accetta che si possa portare avanti una gravidanza partorendo poi in anonimato, pur di non sopprimere una vita che c'è e ha diritto di vivere al di là delle scelte e dei problemi dei grandi. "E no...non sia mai...un figlio non si abbandona...piuttosto l'aborto".

È lo stesso mondo che si gira dall'altra parte con frasi idiote come "ma se non te la senti abortisci...quando vorrai un figlio lo farai...un figlio non può crescere senza un padre...e se poi assomiglia a lui...devi prima finire gli studi...così non troverai mai un lavoro...e la gente cosa dirà?", alimentando la solitudine e il rifiuto della vita di un figlio che c'è, che chiede di vivere con tutte le sue forze e che è e sarà sempre unico e irripetibile.


Insomma il mondo che ora insulta e sputa rabbia è proprio lo stesso che questo bambino proprio non lo voleva e per il quale questo gesto della madre (certamente dettato da uno stato mentale privo di qualunque logica e controllo) è inaccettabile, non tanto per la morte di quel piccolo per nulla diversa da ciò che era pochi mesi prima nel ventre materno, ma proprio perché questo gesto porta alla luce il rifiuto sociale (quindi del mondo) della vita se questa non rientra nei desideri di nessuno, se non è come la vogliamo, se portatrice di handicap o si presenta alla porta della nostra esistenza nel momento non programmato.

"Si ok...ma uccidere in questo modo è inaccettabile".

 

No, signori benpensanti dalle mani sporche di sangue anche se apparentemente pulite mentre sputano insulti digitando tasti su una tastiera, uccidere è inaccettabile sempre in qualunque fase della vita di un essere umano, dal concepimento al suo spegnersi naturale, ancor più se innocente come questo piccolo che ha lottato per sopravvivere al bordo di una strada, gettato fuori da quella che doveva essere casa sua o innocente come i 100.000 bambini che ogni anno, solo in Italia, vedono negato il proprio diritto inalienabile alla vita, gettati fuori prematuramente dalla loro casa naturale, il grembo materno. Uccidere in un ospedale non è meno inaccettabile del farlo su una strada. Uccidere perché lo consente la legge non rende meno grave l'esito per quella creatura. Fa solo più effetto ai benpensanti da tastiera, ma per quel bambino poco cambia; lottava per la vita e ha trovato la morte.

Questo mondo allora, diciamolo forte, è complice e lo siamo tutti. Nessuno si potrà dire innocente di fronte a questa morte e a queste morti finché non avremo l'onestà di riconoscere che una legge e dei protocolli sanitari non sono sufficienti a rendere diritto un delitto e a trasformare in bene il male o una soppressione in un gesto doloroso ma necessario o addirittura altruistico. Questo bambino è stato rifiutato da un mondo incapace di accogliere prima di tutto il dramma di una madre a cui non ha saputo offrire alternative all'aborto dopo averle insegnato che una vita la si può rifiutare se non la si vuole, fino all'ultimo e con ogni mezzo. Ora, anziché perdere tempo a insultarla per autoassolverci e sentirci così innocenti, iniziamo a guardare in faccia la realtà e facciamoci promotori della vita sempre, senza eccezioni, educando ed educandoci che una vita si accoglie sempre e non si getta mai e in nessun modo, che un figlio non è mai un problema o un pericolo e che solo coltivando la dinamica del dono già nella sessualità ci si può preparare davvero a donare e ad

 

accogliere la vita.


Claudio Larocca
(Pres. CaV-MpV “G. Foradini“- Rivoli)
mobile: +39 328 2653764
E-mail: claudio@cavrivoli.org

>>>HOME